DANILO LUIZ DA SILVA, L’INEDITO DIEZ BIANCONERO
- giovannigpelazzo
- 2 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 24 mar 2021
Il numero dieci è, probabilmente, il più ambito ma anche il più pesante da portare sulle spalle, indipendentemente dalla squadra in cui si milita o dalla categoria che si frequenta. Fin dai primi passi mossi sul rettangolo verde, però, Danilo Luiz da Silva si è preoccupato principalmente di arginare la qualità dei diez avversari anziché essere “uno di loro”.
Meglio conosciuto – semplicemente – come Danilo, il brasiliano è al suo secondo anno alla Juventus a cui, in questa stagione, il dieci sta mancando come il pane. Paulo Dybala, che nel 2017 si è cucito sulla schiena il numero più bello, poetico ed essenziale di tutti, sta dando un apporto alla causa pressoché nullo, come eloquentemente provano i soli tre gol in sedici match disputati finora (con, tuttavia, il parziale alibi di continui infortuni e ricadute).
Senza uno dei trascinatori bianconeri dell’ultimo scudetto – l’argentino era stato insignito del titolo di MVP della Serie A 2019/2020 – Andrea Pirlo ha dovuto plasmare la sua prima creatura rinunciando forzatamente ad una delle due punte di diamante della rosa.
Il terzino verdeoro è passato, nell’arco di pochi mesi, da oggetto misterioso a colonna portante dell’undici della vecchia signora, prova ne sono i 2671 minuti giocati che lo rendono lo juventino più presente in tutte le competizioni fino a questo momento.
Questo ruolo da protagonista non è però arrivato per caso, né pochi sono stati gli ostacoli da superare.
DALLA SERIE C ALLA COPA LIBERTADORES
Nato a Bicas (nel sud-est del Brasile) il 15 luglio 1991, Danilo viene aggregato – ancora minorenne – alla prima squadra dell’América Futebol Clube, con cui esordirà tra i professionisti e vincerà, nel 2009, il campionato di Serie C brasiliana. Le prestazioni sempre più convincenti spingono subito il Santos a sborsare per lui poco meno di un milione di euro: si rivelerà un grandissimo affare.
Il “rapporto qualità-prezzo” è, infatti, oltremodo favorevole a tutte le parti in causa, visto che il giovane terzino vincerà (nel 2011) il campionato Paulista, condividendo lo spogliatoio con giocatori del calibro di Ganso, Robinho e soprattutto Neymar Jr.
Pochi mesi dopo, saranno proprio Danilo e il giovane O Ney a trascinare i bianconeri di San Paolo verso un incredibile trionfo in Copa Libertadores, apponendo le proprie firme sul tabellino dei marcatori nella finale di ritorno contro il Peñarol (il primo round era terminato a reti bianche).
IN GIRO PER L’EUROPA ALLA RICERCA DELLA CONSACRAZIONE
Non sono solamente le spiccate qualità difensive del nativo di Bicas ad attirare su di lui le attenzioni di svariati club europei, ma anche le emergenti caratteristiche offensive – oggi affievolitesi – che gli hanno permesso di segnare ben quattro gol nella maggiore competizione continentale sudamericana.
La chiamata di una squadra del vecchio continente è solo questione di tempo: nel luglio del 2011, il Porto lo preleva dal Santos per 13 milioni di euro, lasciandolo in prestito fino a fine anno e consentendogli di essere protagonista anche nel Mondiale per club, poi perso in finale contro il Barcellona.
Dopo una stagione di comprensibile adattamento al campionato portoghese, il brasiliano diventa un perno nella scacchiera dei dragões – tra il 2013 e il 2015 saranno 85 presenze e 11 gol con i biancoblù – con cui conquisterà anche due titoli nazionali e altrettante Supercoppe.
Numeri così importanti non potevano passare inosservati: nell’estate del 2015 è addirittura Florentino Perez a scucire 31,5 milioni di euro per il terzino verdeoro. Danilo contribuisce alla conquista dell’undicesima Champions League nella storia del Real Madrid con sette presenze, tra cui quella nella finale di San Siro contro l’Atletico Madrid, subentrato a Carvajal. Al suo secondo anno con le merengues vince nuovamente la coppa dalle grandi orecchie e aggiunge al suo palmarés la Liga, la Supercoppa Europea e il Mondiale per club. Tuttavia, nei galacticos – specialmente nel secondo anno – interpreta un ruolo più da comprimario che da attore protagonista.
Proprio questa è una delle motivazioni principali che lo spinge a Manchester, sponda City, nell’estate del 2017, ma anche qui non cambiano le cose: Guardiola non lo vede se non come un’ottima seconda scelta alle spalle di Walker. Grazie alla sua duttilità riesce comunque a ritagliarsi spazio, rimpinguando la sua bacheca con due Premier League, una Coppa d’Inghilterra e due Coppe di Lega, ma nelle partite importanti vede il campo solo da seduto.
L’APPRODO IN BIANCONERO: QUESTIONI CROMATICHE?
Il sette agosto 2019 la Juventus ufficializza lo scambio con João Cancelo e, inizialmente, per Danilo non si prospetta un andamento diverso dalle ultime annate: Maurizio Sarri gli preferisce sovente Cuadrado sulla corsia di destra e Alex Sandro su quella mancina. La sua presenza nella conquista del nono scudetto consecutivo bianconero è tutto fuorché decisiva, ma è con l’arrivo di Andrea Pirlo che, finalmente, si cambia musica.
È proprio “il maestro” a sfruttare appieno tutte le sue potenzialità, impiegandolo in tutti i ruoli della difesa, sia essa schierata a tre o a quattro. Il compito principale assegnatogli dal nuovo allenatore è di conferire equilibrio alla squadra, con risultati finora convincenti (al netto delle difficoltà, la vecchia signora ha la miglior difesa della Serie A, segno che i problemi stanno altrove).
Proprio come un diez si carica sulle spalle i compagni, grazie alle sue giocate e alla sua classe, a Danilo – non certo nato con i piedi da fantasista – non mancano personalità e carisma, peculiarità indispensabili del trascinatore in cui si sta lentamente tramutando.
Sarà stato l’accostamento cromatico – quel bianconero tanto caro sin dai tempi del Santos – ad aver rigenerato un giocatore che sembrava perso? Probabilmente no, eppure Danilo sembra tornato imprescindibile come ad inizio carriera: onore a Pirlo per averci puntato, onore a lui per non aver mai smesso di credere in se stesso.
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