DJOKOVIC E NADAL CADONO ALLE ATP FINALS: FINE DI UN’EPOPEA?
- giovannigpelazzo
- 22 nov 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 24 gen 2021
I due mostri sacri del tennis vengono sconfitti nella semifinale del torneo dei maestri: chi si attendeva il loro cinquantasettesimo confronto in finale è rimasto deluso, dispiaciuto, probabilmente anche rattristito dal fatto che non soltanto uno ma entrambi si sono dovuti arrendere al nuovo che avanza.
Il primo, in ordine cronologico, ad alzare bandiera bianca è stato Novak Djokovic, che forse più di tutti, a un certo punto, era convinto di avercela fatta. Dopo aver perso 7-5 il primo set, nel tiebreak del secondo il serbo ha saputo cancellare ben quattro match point a Thiem (di cui due sul servizio dell’austriaco), riuscendo non si sa come a chiudere per 12 punti a 10 un tiebreak infinito. Contro probabilmente qualunque altro avversario la partita sarebbe a quel punto girata e poco dopo conclusa dal nativo di Belgrado; non, però, contro questo Thiem.
Già perché l’allievo di Massú, forte anche del vantaggio di poter servire per primo nel set decisivo, non ha mai perso il controllo della partita, continuando a bombardare Djokovic da fondocampo e non concedendo mai più di due punti per game di servizio. L’epilogo ad un nuovo e decisivo tiebreak diviene così la più degna e naturale conseguenza di quanto fatto vedere dai due giocatori in campo, a dimostrazione di un equilibrio pressoché totale. Tuttavia, questo equilibrio si spezza subito – neanche a dirlo – in favore del fuoriclasse serbo, che scappa sul 4-0 e vede il traguardo vicinissimo. Sull’orlo del baratro, però, Thiem fa il Djokovic, infilando sei punti consecutivi che gli valgono due ulteriori match point. Al sesto complessivo, l’austriaco chiude il match.
Fuori uno.
Poco più di tre ore dopo, a fare il suo ingresso in campo è il secondo fenomeno atteso al varco, Rafael Nadal. E anche lui, come Djokovic prima, è stato a tanto così da staccare il pass per la finale, in uno dei pochissimi tornei che non ha mai vinto. Strappato, senza eccessivi sforzi, il primo set per 6-3, lo spagnolo si è ritrovato subito con la testa sott’acqua ad inizio secondo set, merito di un redivivo Medvedev capace col suo solidissimo tennis di raggiungere picchi di rendimento altissimi. Sull’1-4, 30-40 Nadal annulla la palla del possibile doppio break a favore del russo, entrando quasi nella sua testa e facendogli rivivere vecchi incubi.
Solo l’anno scorso, proprio alle Finals e contro lo stesso Medvedev, Nadal con una delle sue rimonte aveva rimesso in piedi una partita che sembrava già persa. Da uno svantaggio di 1-5, 30-40 nel set decisivo, il maiorchino riuscì incredibilmente a rimontare il russo e vincere il match al tiebreak. Questa volta invece, Nadal era riuscito a fare persino meglio: spingersi a servire per il match sul 6-3, 5-4.
Tuttavia, questa folle partita aveva ancora molto da raccontare: un Medvedev sublime in risposta strappa a zero il servizio a Nadal, lo trascina al tiebreak e, senza concedere neanche un punto al servizio, lo vince senza troppi patemi. L’Ercole spagnolo non ne ha più e, nel terzo set, dal 2-3 il russo infila quattro giochi consecutivi che gli valgono la finale.
Fuori due.
L’inizio della fine dei fuoriclasse?
La parola fine, già troppo spesso accostata in passato ad entrambi, non sembra proprio adatta a loro. Per cominciare, i primi due tornei dello slam del 2020 sono finiti, ancora una volta, nelle loro bacheche, e probabilmente anche il terzo e ultimo – Wimbledon non si è disputato – avrebbe seguito questa tendenza, se solo non fosse stato per la pallata involontariamente rifilata da Djokovic ad un giudice di linea. Solo la squalifica del serbo ha infatti portato più incertezza in un torneo vinto poi da Thiem che, non ce ne voglia, difficilmente avrebbe messo le mani sul trofeo con il Djoker (e Nadal, assente) in campo.
Senza andare a scomodare gli infiniti record che continuano a ritoccare, Nole e Rafa (in rigoroso ordine di classifica) hanno dimostrato di essere ancora superiori a tutti. Sono da esempio le loro carriere e i risultati dominanti – specialmente nel caso del serbo – anche in questa stagione. Perché, nonostante le rispettive vittorie, nel tiebreak del secondo set Thiem, sul primo match point in suo favore, ha fatto doppio fallo; e perché Medvedev avrebbe potuto chiudere il secondo set 6-1 e ha invece rischiato di perderlo 6-4.
Un’altra variabile da tenere in considerazione in questo discorso è data dall’apparente contraddittorietà dei risultati delle ATP Finals degli ultimi anni. Infatti, dal 2016 ad oggi, ci sono stati quattro vincitori diversi (quest’anno sarà la volta del quinto), tutti al loro primo – e poi unico – trionfo nel torneo. Sarà il tempo a dirci se queste vittorie si potranno considerare come semplici exploit (nel caso di Murray e Dimitrov, rispettivamente vincenti a Londra nel 2016 e nel 2017, in parte lo ha già confermato).
Se a questo si aggiungono i problemi extra-campo di Djokovic – le diatribe con l’ATP Council of Players che si susseguono da mesi – e le fisiologiche difficoltà di Nadal sulla superficie a lui meno congeniale in assoluto (per quanto, va detto, abbia espresso forse il miglior tennis della carriera su questi campi), si giunge all’ovvia conclusione che qui vince sempre chi arriva al meglio, fisicamente e mentalmente.
Si potrà ben perdonare ai futuri 34enne serbo e 35enne spagnolo che non siano arrivati al 100% alla fine della stagione tennistica più incerta di sempre.
Thiem e Medvedev: il futuro è adesso
Da qui non deve assolutamente passare il messaggio che l’austriaco e il russo non siano al livello altissimo che hanno dimostrato in questa settimana e più in generale nelle ultime stagioni. Si pensi, ad esempio, al fatto che Thiem sia l’unico giocatore nato tra gli anni ’90 e 2000 ad aver vinto un titolo slam (il già citato US Open di quest’anno) e ad aver battuto almeno cinque volte Federer, Nadal e Djokovic (l’unico capace di una simile impresa insieme a Murray).
Di contro, Medvedev si è diviso con Djokovic gli ultimi sei eventi Masters 1000 (tre a testa), con il russo che andò vicinissimo a rimontare Nadal nella finale degli US Open 2019 (venne sconfitto 6-4 al quinto set dopo aver recuperato uno svantaggio di due set a zero. Inoltre, questa settimana hanno entrambi sconfitto sia il maiorchino, sia il nativo di Belgrado (per loro una vittoria nel Round Robin e una in semifinale).
La finale tra Thiem e Medvedev sarà la migliore possibile e senz’altro anche quella più giusta. Chi sconfigge nello stesso torneo due tra i giocatori più forti della storia del tennis – qualunque siano le loro condizioni – è giusto che se la giochi al fotofinish, e chiunque si laureerà maestro del 2020 lo farà con pieno merito.
Occhio, però, a dare i fuoriclasse per morti: perché, probabilmente fino al giorno del loro ritiro, gli artefici dei propri destini continueranno ad essere sempre loro stessi.
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